Congedo Parentale: Cos’è, Come Funziona e a Chi Spetta

La nascita di un figlio rappresenta un momento unico per la vita di un genitore che si trova ad affrontare tanti impegni e responsabilità. Sia la madre, che materialmente porta avanti la gravidanza, che il padre, negli attimi immediatamente precedenti al parto o a quelli successivi, necessitano del maggior tempo possibile da trascorrere con il proprio bambino, onde conoscerlo ed aiutarlo nel momento iniziale dei primi giorni quando, affacciandosi al mondo, ha bisogno di cura e attenzioni. Il lavoratore e la lavoratrice, in tali circostanze, vengono tutelati dalla legge che consente loro, con modalità diverse, di richiedere il congedo parentale per un periodo delimitato temporalmente.

Mentre in passato il congedo veniva concesso solo alle donne che, per preservare la propria salute e quella del bambino, lasciavano gli impegni lavorativi per rimanere a casa, oggi, invece, anche gli uomini vengono coinvolti, giustamente, in tale impegno, e richiedono questi giorni di riposo per potere dare il proprio contributo fattivo. La famiglia è un’istituto che deve essere tutelato con leggi apposite che permettano una protezione completa.

Il congedo parentale per la donna

Il congedo parentale, detto anche periodo di maternità, è un diritto relativamente recente per le donne in quanto in passato, al sorgere di una gravidanza, si vedevano costrette a fare una scelta e ad abbandonare definitivamente un lavoro. Oggi, invece, grazie al progresso e all’attenzione verso questa tematica, la donna incinta ha la possibilità di lavorare sino al termine di due mesi prima del parto per poi ritornare a lavorare dopo tre mesi. I cinque mesi di congedo parentale di tipo canonico diventano anche sei o sette nel settore privato, quando ad esempio la lavoratrice ha maturato un monte ore da sfruttare o ha dei benefit non usufruiti.

Durante il periodo di riposo viene individuato un sostituto che possa portare avanti i compiti della neo mamma e non rallentare l’attività produttiva o il normale percorso dell’azienda o dell’ufficio. Talvolta si utilizzano per queste funzioni anche stagisti o tirocinanti alla prima esperienza lavorativa, anche per contenere i costi. Il congedo parentale permette alla donna di avere uno stop lavorativo, regolarmente retribuito nella misura dell’80-70%, senza perdere il posto per poi tornare nuovamente a svolgere la sua mansione al termine del periodo considerato. La donna, non appena si rende conto di essere in attesa, fissa un appuntamento con il proprio responsabile del personale, o altro organo apicale, e lo comunica in modo che l’azienda possa organizzare la mole di lavoro ed individuare un sostituto momentaneo, selezionato tra i dipendenti o da inserire per lo scopo.

Il congedo parentale per l’uomo

Il congedo parentale può essere richiesto non solamente dalle donne ma anche dagli uomini che, a seguito della nascita dei propri figli, desiderano trascorrere un pò di tempo con loro. Poichè, come è evidente, la gravidanza viene portata a termine dalla donna, la richiesta di congedo non può essere effettuata per il periodo precedente alla nascita ma esclusivamente successivo, per la durata di tre mesi che, in caso di azienda privata, possono aumentare o diminuire a seconda della domanda. Inizialmente l’istituto non era proprio presente nell’ordinamento italiano mentre era utilizzato molto nei Paesi del nord in cui i padri, sensibili alla tematica, richiedevano ai propri datori di lavoro, dei permessi per stare vicini alle proprie compagne e ai figli.

Successivamente, dagli anni Novanta in poi, il congedo parentale viene introdotto anche in Italia e, a seguito di un timido avvio, oggi ha molte richieste. Il motivo di questo assorbimento lento è dovuto certamente ad una forma di cultura un pò arretrata su certi temi e gradualmente abbandonata in quanto la famiglia deve essere intesa a tutto tondo, non solo gravante sulle spalle della donna. L’uomo, sentendosi dunque maggiormente coinvolto, è partecipativo in casa e con il bambino, fornendo un aiuto insostituibile alla propria compagna che, a causa delle fatiche del parto e degli sbalzi umorali dovuti dagli ormoni, vive spesso un disagio psicologico non indifferente che può portare anche alla depressione.

Cosa dicono gli psicologi

Gli psicologi guardano di buon grado il congedo parentale, indipendentemente che venga concesso all’uomo o alla donna. Il principio di questo istituto è quello di beneficiare di tempo prezioso da dedicare alla propria famiglia e alla nascita di un figlio che va ad arricchirla. Per questa ragione il lavoro, seppur fonte indispensabile di sostentamento, deve essere accantonato per qualche tempo in modo da dare spazio ai nuovi sentimenti e responsabilità. L’arrivo di un bambino, in qualche misura, stravolge gli equilibri di una famiglia che, per questa ragione, necessita di ore aggiuntive per riportare le cose in ordine, al fine di individuare le modalità d’azione e i vari comportamenti da porre in essere, con serietà ma anche con leggerezza, dopotutto si tratta di cose allegre.

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